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sembrava anche indicargli la posizione dei suoi arti.
Il suo primo pensiero pienamente cosciente fu che aveva appena lottato con un
berserker ed era sopravvissuto. Aveva vinto, o almeno si era conquistato una tregua,
oppure non sarebbe stato lì. Non era una cosa da poco.
I berserker erano diversi da tutti gli altri nemici che gli esseri umani di origine
terrestre avessero mai affrontato: pur essendo astuti ed intelligenti, non erano vivi.
Residuati di qualche guerra interstellare conclusasi secoli prima, macchine automatiche
per la maggior parte navi da guerra i berserker erano programmati per distruggere
ogni tipo di vita, ovunque lo trovassero. Yaty era stato solo l ultimo dei tanti pianeti
colonizzati dalla Terra a dover subire un attacco dei berserker, ed era stato tra i più
fortunati: quasi tutta la sua popolazione aveva potuto essere evacuata. Malori e gli altri
combattevano ora nello spazio profondo per proteggere la Speranza, una delle enormi
navi impegnate nell evacuazione. La Speranza era una sfera di parecchi chilometri di
diametro, abbastanza grande da poter accogliere buona parte della popolazione del
pianeta, stivata in condizione di stasi di campo di difesa. Una minima attenuazione
periodica del campo permetteva ad essa di respirare e di vivere con un metabolismo
rallentato.
Ci sarebbero voluti parecchi mesi per compiere il viaggio verso un settore sicuro
della galassia, e gran parte di esso sarebbe occorso per attraversare un braccio periferico
della nebulosa di Taynarus, dove i gas e la polvere erano troppo densi perché una nave
potesse sgusciar fuori dallo spazio normale per viaggiare più veloce della luce. Qui,
persino le velocità raggiungibili nello spazio normale erano drasticamente ridotte. A
migliaia di chilometri al secondo, sia una nave umana che una macchina berserker
correvano il rischio di schiantarsi contro una nuvoletta di gas molto più tenue dell alito
umano.
Taynarus era un intrico di propaggini e di sbuffi di materia dispersa, intersecati da
corridoi di spazio relativamente libero.
Gran parte di quell intrico non riceveva la luce dei soli vicini a causa del velo di
polvere interstellare. La Speranza e la sua scorta Judith fuggivano tra le secche e le
paludi della nebulosa, tallonate dal branco dei berserker. C erano berserker ancor più
grandi della Speranza, ma quelli che la stavano inseguendo erano molto più piccoli. In
una regione dello spazio così gremita di materia, non bastava essere veloci: bisognava
anche essere piccoli. Più era vasta la superficie passibile di impatto di una nave, più la
sua velocità ne risultava inesorabilmente ridotta La Speranza, non certo adatta a
quell inseguimento (nella fretta di evacuare non c era stata scelta), non poteva certo
distanziare il più veloce e più agile nemico. Era per questo che la nave-madre di scorta
Judith cercava sempre di interporsi tra la Speranza e il branco degli inseguitori. La
Judith portava con sé i piccoli caccia, li partoriva quando il nemico si faceva troppo
vicino e accudiva i sopravvissuti quando la minaccia era stata ancora una volta respinta.
All inizio dell inseguimento aveva con se quindici caccia monoposto. Ora ne erano
rimasti nove.
Il rumore prodotto dall attrezzatura salvavita di Malori diminuì e poi cessò. La sua
mente cosciente tornò a prendere il proprio posto sul trono. Il progressivo rilassamento
dei suoi campi di difesa gli disse che presto avrebbe fatto ritorno al mondo della
consapevolezza.
Non appena il suo caccia, il Quattro, si fu attraccato all interno della Judith, Malori si
affrettò a slacciarsi dai sistemi della minuscola nave. Si infilò una tuta e uscì da quello
spazio ristretto. Magro, con le articolazioni spigolose e l incedere goffo Malori
attraversò il rumoroso hangar, notando che già tre o quattro caccia oltre al suo erano
rientrati e stavano sui propri supporti. La gravità artificiale era costante, ma Malori
incespicò e quasi cadde per la fretta di scendere per la corta scaletta che conduceva al
ponte di comando.
Sul ponte c era Petrovich, il comandante della Judith, un uomo tarchiato e ferrigno
che sembrava attendere proprio lui.
Ci... ci sono riuscito? balbettò ansiosamente Malori salendo sul ponte. Le
formalità dell etichetta militare non venivano solitamente molto rispettate sulla Judith, e
in ogni caso Malori era un civile. Che gli fosse stato concesso di salire su un caccia dava
la misura della disperazione del comandante.
Accigliato, Petrovich disse, brusco: Malori, sopra un caccia sei un vero disastro.
Non hai proprio la testa per farlo.
Il mondo si fece un po più grigio agli occhi di Malori: fino a quel momento non
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