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il Giudicio, il freno, e l ancora che gli regola i furori, che
gli rintuzza il moto. L Ingegno, la vela il Giudicio la za-
vorra. Quello, l ala; questo, il peso. Quello, il volto gio-
vine di Giano; e, questo, il vecchio e canuto. Ma percio-
chè la tempera degli umori per servigio della mente non
è una indivisibile; dalla loro varietà hanno principio le
abilià, i genj, i talenti, che a varie i professioni di Lettere
inclinano. Imperciochè richiedendosi in alcuni studj più
pazienza, e, come suol dirsi, più flemma, in altri maggior
prestezza di mente; altrove immaginazione più ferma,
altrove discorso più astratto; qui gran memoria, qui ca-
pacità abbracciare quasi in un atto solo la cognizione di
molti oggetti, e vederne la dipendenza senza con
confondersi; come gli umori e le loro qualità sono varia-
mente insieme armonizzate onde più o meno vi può il
caldo, il freddo, l umido, il secco; così più abile si ha la
potenza ad una che ad un altra professione di Lettere,
secondo la tempera delle qualità, che ricercano gli stru-
menti, per essere più disposti ad operare. E questa abi-
lità della potenza ben disposta verso tal sorte d oggetti,
è fondamento di quello, che chiamano Genio. Impercio-
ché essendo in ognuno per naturale istinto innata vo-
lontà di sapere; e non errando la Natura, consapevole di
ciò che ha, in applicarsi a voler, come suo bene, cosa,
per cui ottenere ella non abbia forze bastevoli; quindi è,
che a quello ella ci porta col desiderio, per cui consegui-
re siamo abbastanza disposti. La proporzione dunque
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Letteratura italiana Einaudi
Daniello Bartoli - L uomo di lettere difeso e emendato
della potenza coll oggetto, e la voglia che si ha di sape-
re, delle quali l una applica, l altra determina, cagiona-
no quella proporzione e quella simpatia, che si può dir
Forma del Genio.
Così non la disposizione, non la figura, non il colore,
non la mole delle membra, come immediato o veritiero
testimonio d ingegno, osservar si vuole per applicare al-
trui alle Lettere. Ma da gli atti, testimonj naturalissimi
delle potenze, argomentare l interna loro costituzione;
indi trovare a qual dell arti o delle scienze ella abbia più
confacevole corrispondenza. Così, già che non si può
corre il mele alla sua fonte, che sono le stelle (così parla
Plinio), almeno s adoperino per averlo più puro di que
fiori, che più gli somigliano con la natura: Ibi enim opti-
mus semper (ros mellis), ubi optimorum doliolis florum
conditur. Poichè non si può aver la scienza altrimenti
che caduta dal cielo in questi corpi terreni; almeno vi si
applichino a raccorla di quelli, che, di tempra simili al
cielo ignea e sottile, ma stabile e regolata, con lei più
simbolizzano e si confanno.
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Letteratura italiana Einaudi
Daniello Bartoli - L uomo di lettere difeso e emendato
AMBIZIONE
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La pazzia di molti, che, vogliosi di parer Dotti, si publicano,
con le stampe Ignoranti.
Quell insaziabile non dirò voglia ma rabbia che si ha
di publicarsi al mondo, volesse Dio, che assottigliasse
così, l ingegno, come aguzza la penna; sì che tanto cre-
scessero le Scienze in peso, quanto crescono in numero i
libri.
Appena abbiamo, messo nel nido d una scuola il fior
delle prime piume al cervello, e già ci pare d essere non
che Aquile ma Mercurj coll ali in capo. Appena in noi s
è accesa una scintilla d ingegno, e già con le stampe vo-
gliamo rilucere come Soli, e farci con istrana ambizione
maestri prima d essere compiutamente scolari. Ogni
pensiero, concepisce la mente, ci par degno di alla par-
torirsi alla luce: e ancorchè molte volte egli sia niente
più che ridiculus Mus; in ogni modo chiamiamo la stam-
pa che ne sia la Lucina, e lo ricolga, e non che vivo ma
immortale lo serbi. Le Zanzare, le Mosche, i Grilli del
nostro capo ci pajono meritevoli d essere imbalsamati,
come quell Ape nell elettro, e isposti alla vista e all am-
mirairazione del Mondo, Così
Tenet insanabile multos
Scribendi cacoethes; ægro in corde senescit.
Felici le Lettere, se ancor i libri avessero il loro inver-
no; e come a gli alberi ogni anno cadono dopo l autunno
le, foglie, i fogli alla maggior parte di questi cadessero. Il
Mondo con ciò sarebbe tanto più savio, quanto avrebbe
in minor numero maestri d errori e oracoli di bugie.
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Letteratura italiana Einaudi
Daniello Bartoli - L uomo di lettere difeso e emendato
Quanti libri ci vengono alle mani, che portano in
fronte inscriptiones, propter quas vadimonium deseri
possit! In leggere le superbe promesse de loro titoli, vi
verrà su la lingua o quel verso d Orazio
Quid dignum tanto feret hic promissor hiatu?
o quello scherzo, con che Diogene si burlò della gran
porta d un piccol castello, con dire: Chiudete la porta;
se non, il castello vi fuggirà per essa, e vi lascerà senza
patria nè casa.
Corrono impazienti l occhio e la mano, questa a svol-
gere e quello a legger le carte. At cum intraveris (Dii,
Deæque!) quam, nihil in medio invenies! Un Africa,
che d intorno ha le rive amenissime, dentro una gran
parte è sterile arena e nudi deserti di sabbia. Il primo fo-
glio riesce come quel celebre velo di Parrasio, dipinto in
modo che sembrava coprire una pittura; onde Zeusi in-
gannato, flagitavit, tandem remoto linteo ostendipictu-
ram: ma in fatti altra pittura non v era, che il velo ingan-
natore degli occhi, con le bugie del pennello. Così riesce
ancor qui vero il detto di Seneca: Speciosa, et magna
contra visentibus, cum, ad pondus revocata, sunt, fal-
lunt. Ingannano molte volte i libri così come le mela di
Sodoma, che, belle in faccia, altro non hanno che l ipo-
crisia del parere; perchè dentro sono cenere e fumo, e in
aprirsi svaniscono in nulla: Si qua illic poma conantur
(disse Tertulliano), oculis tenus, cæterum contacta cine-
rescunt.
Gran compassione in vero merita un Uomo di Lette-
re, che mettendosi avidamente intorno ad uno di questi
libri che altro non hanno che prospettive e apparenze,
truova essere una nuvola dipinta quella, ch egli credeva
una ricca Giunone; e in vece di trarne i tesori ch egli
aspettava, vede, che più gli costa il suo libro col tempo
che inutilmente spende in leggerlo, che non gli costò co
danari della compera che ne fece. Vi pesca dentro gior-
no e notte, finchè con un nihil cæpimus l abbandona.
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Letteratura italiana Einaudi
Daniello Bartoli - L uomo di lettere difeso e emendato
Vola coll ingegno curioso all apparenza di qualche pel-
legrino pensiero, di qualche macchina di discorso; ma,
come gli uccelli che volavano all uve dipinte di Zeusi, se
familico ci venne, digiuno se ne parte.
Oh a quanti Scrittori, che più d una volta hanno fat-
to gemer i torchj, si potrebbe ripetere quel verso d
Ausonio:
Utilius dormire fuit, quam perdere somnum,
Atque oleum!
Hanno vegliato i miseri molte notti per lavorar un li-
bro, che metterebbe il sonno a quanti lo leggono, se lo
sdegno, che sentono contra l Autore, non li tenesse sve-
gliati. A quanti libri potrebbe, sotto il titolo che portano
in fronte scriversi il nome, con che il Zuazo, Dottore
Spagnuolo, chiamò un isoletta deserta, dove approdan-
do nella navigazione dell Indie non trovò nè pur erba,
non che altro sostentamento per vivere! perciò le pose
questo per nome: Nolite cogitare quid edatis. E pure (si
come ingegnosamente li chiamò S. Ambrogio) i libri so-
no i Porti, dove l animo non solo dalle tempeste alla
quiete, ma dalla povertà all abbondanza si ricovera. Ma
eccovi, tre sole delle molte ragioni, onde avviene che
tanti libri inutili e vuoti d ogni bene si stampino.
1. Pare ad alcuni di non far nulla, se fanno solo un li-
bro. Vogliono essi soli fare una libraria.
Hinc, oblita modi, millesima pagina surgit
Omnibus, et crescit multa damnosa papyro.
Cento volumi, di mille carte l uno, figliuoli d un solo
ingegno, parti d una sola penna, questo ne fa andare al-
tieri e gonfj. E pure la gloria e la fama non si dà al nume- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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